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Coronavirus Felino - Il Test immunoenzimatico

La diagnosi di FIP (Peritonite Felina Infettiva) è molto complessa e richiede un consistente numero di esami clinici e di test veterinari, tra i quali sicuramente il test per gli anticorpi verso il coronavirus felino: un test negativo esclude la FIP (se abbastanza sensibile).

 

Il Prof. Niels Pedersen, studioso da sempre della FIP presso l’Università della California a Davis, disse una volta “Ci sono più gatti morti di test per la FIP che di FIP stessa”.
Prendere una campione di sangue per il test è perfettamente sicuro, ma una diagnosi di FIP risulta spesso nell’eutanasia del gatto. Tutti i cosiddetti test per la FIP sono in realtà test per gli anticorpi verso il virus che può causare la FIP, il coronavirus felino (FCoV), o al massimo test per il virus stesso (PCR). Comunque molti gatti in perfetta salute o malati per cause non correlate alla FIP, sono positivi a questi test e possono essere mal diagnosticati come casi di FIP.
Un gatto sano non deve mai essere soppresso per un test positivo al coronavirus, anche se il test è chiamato erroneamente FIP test.

Alcuni fatti base sugli anticorpi contro il FCoV

  • FCoV TestLa risposta immunitaria contro il FCoV impiega da 18 ai 21 giorni a manifestarsi quindi ad avere dei titoli anticorpali rilevabili
  • Gli anticorpi derivati dalla madre svaniscono mediamente tra le 5 e le 7 settimane di età
  • La questione se il titolo anticorpale è contro il FECV o la FIPV è irrilevante per la maggior parte dei test immunoenzimatici.

Perché il test immunoenzimatico per la FIP è in realtà un test per il coronavirus (FCoV)

La FIP si manifesta quando il sistema immunitario del gatto reagisce inappropriatamente all’infezione del coronavirus felino. FIP è il nome della malattia, FCoV è il nome del virus. La maggior parte dei gatti semplicemente contrae il virus, lo diffonde per alcuni mesi, costruisce un’adeguata risposta immunitaria, elimina il virus e vive felicemente da quel momento in poi.
A volte, per qualche ragione sconosciuta che non comprendiamo pienamente, invece che eliminare il virus, qualche gatto sfortunato sviluppa la FIP.

Coronavirus Felino (FCoV), Coronavirus enterico Felino (FECV), Peritonite Infettiva Felina (FIP) – Quale test scegliere?

Non lasciatevi ingannare dalla nomenclatura complessa, tutti i test immunoenzimatici sono mirati a titolare gli anticorpi contro il coronavirus felino. Nessuno di questi test immunoenzimatici può dirvi quanto sia virulento il virus, se il gatto sia attualmente infetto (solo il test tramite PCR è in grado di rilevare direttamente il virus tramite l’esame del suo DNA e quindi stabilire se il gatto è attualmente infetto) o se sia contagioso (solo 1 su 3 mediamente lo è). L’importante è scegliere un test che sia Affidabile, Specifico e Sensibile.

Usare un test immunoenzimatico Affidabile

fcov TestE’ inutile fare un test a meno che non dia risultati corretti e che le persone che lo eseguono non siano competenti. I test che danno falsi positivi e negativi sono più che inutili: sono dannosi. Uno scienziato ha dichiarato (Postorino-Reeves comunicazioni personali) di aver prelevato una serie di campioni, di averli suddivisi in 5 parti e di averli mandati a 5 laboratori ottenendo 5 risposte diverse.

Utilizzo del Test immunoenzimatico per il FCoV

  1. Esclusione di una diagnosi di FIP: lo scopo principale del test è di escludere una diagnosi di FIP: un risultato negativo permette di considerare altre ipotesi. Invece molti gatti sani e/o affetti da malattie diverse dalla FIP possono avere anticorpi contro il FCoV. La presenza degli anticorpi da sola, non è una diagnosi di FIP.
  2. Monitorare un gatto in trattamento per la FIP: si utilizza per monitorare l’andamento degli anticorpi ogni due o tre mesi e per decidere, per esempio, se si può interrompere il trattamento con interferone.
  3. Diagnosi di enteriti da Coronavirus: un test negativo consente di cominciare a cercare altre cause, mentre un test positivo significa che la causa potrebbe essere ricercata nel FCoV
  4. Testare gatti che sono stati in contatto con un gatto sospettato di esecrare il FCoV: questi gatti hanno molto probabilmente anticorpi verso la FCoV, visto che è un virus molto contagioso. Se positivo, ritestare ogni 2-4 mesi finché non diventa negativo, ottimizzare la nutrizione e mantenere lo stress ai minimi livelli. L’utilità del test sta nel fatto che si possono comparare le titolazioni e controllare se siano in diminuzione. E’ utile anche fare un PCR sulle feci per verificare se effettivamente il virus venga diffuso dal gatto. In generale un gatto su tre diffonde il virus, con una percentuale proporzionale alla titolazione degli anticorpi, fino ad arrivare a gatti con un titolo di 640 o più, dove si ha una probabilità del 75% per cento di diffusione del virus.
  5. Testare prima degli accoppiamenti: è importante conoscere lo stato anticorpale in modo da accoppiare separatamente gatti positivi e negativi.
  6. Effettuare uno screening sulla presenza del FCov in un allevamento: siccome il FCoV è altamente contagioso, non è necessario testare tutti i gatti. Se i gatti vivono in gruppo uno o due test sono sufficienti. Dopodiché si continuano i test per verificare la titolazione e si mettono insieme i soggetti negativi separandoli dai positivi.
  7. Testare nuovi soggetti prima di introdurli in un allevamento o insieme ad altri gatti.
  8. Controllare se il FCoV sia stato eliminato.
  9. Controllare un gatto prima di sottoporlo a stress come un operazione chirurgica o un riallocamento: se il test è positivo stressare il gatto non è indicato perché potrebbe portare conseguenze gravi al suo sistema immunitario e trasformare l’infezione in FIP.
  10. Controllare un gatto prima di iniziare un trattamento immunosoppressore o per il controllo dell’estro.
  11. Controllare un gatto prima di donare il suo sangue.

Lo stato dell’arte della ricerca sula FIP

V051091Tramite test del DNA PCR che consente di rilevare direttamente la presenza del virus, piuttosto che gli anticorpi di risposta, è stato condotto uno studio che ha coinvolto 155 gatti, 7 cani e 29 persone più il personale medico di sostegno.
Il risultato dello studio è stato che ci sono 4 possibili esiti dopo l’esposizione al FCoV:

  1. Il 10% dei soggetti sviluppa la FIP e muore.
  2. La maggior parte dei soggetti diffonde il FCoV per un po’ di tempo, sviluppa gli anticorpi, smette di essere contagioso e gli anticorpi tornano a zero. Per il 58% dei soggetti la fase infettiva dura meno di un mese e per il 95% dei soggetti meno di 9 mesi.
  3. Il 13% dei gatti infetti diventa un portatore a vita e, pur rimanendo sempre in salute, continuano a diffondere il virus tramite le feci.
  4. Il 4% dei gatti appare essere completamente immune al FCoV e non montano nemmeno una risposta immunitaria rilevabile.

Inoltre:
Il FCov non si diffonde praticamente mai con la saliva, si trova esecreto solo nelle feci ed anche qui in maniera intermittente, per cui un test singolo sulle feci potrebbe essere inutile.
Per stabilire se un gatto sia libero dal FCoV occorrono o 5 test PCR negativi sulle feci a distanza di un mese uno dall’altro, o un titolo delle immunoglobuline inferiore a 10.
Per stabilire se un gatto sia portatore a vita bisogna ottenere test PCR positivi per un periodo superiore agli 8 mesi, in assenza di ulteriori fonti di contagio.

Polyprenyl ImmunostimulantMentre fino a qualche anno fa la FIP era completamente incurabile, adesso si iniziano a fare i primi passi avanti. L’introduzione dell’interferone felino omega (Virbagen Omega della Virbac) in alcune zone d’Europa ha provocato casi di remissione e di cura in alcuni soggetti malati di FIP. Inoltre nell’estate 2009, è stato pubblicato uno splendido articolo sul Journal of Feline Medicine and Surgery da parte del Prof. Al Legendre della Scuola Veterinaria del Tennessee, in cui viene riportato il successo nella cura di tre gatti malati di FIP non effusiva tramite l’uso del PI (Polyprenyl Immunostimulant) della Sass & Sass.

Nel frattempo le isole Falkland sono il primo pezzo di terra ad essere dichiarato “FCoV Free”, libero dal coronavirus. Tutti i gatti per entrare nelle Falkland devono avere un test immunoenzimatico negativo per il coronavirus.

(liberamente tradotto dal sito della dr.ssa Diane Addie, Università di Glasgow)